Un posto al sole
Nell’Ottocento c’erano le pagine quotidiane del feuilleton, oggi ci sono le puntate dei serial televisivi. Mi sembra però sbagliato demonizzarli in toto.
Mia figlia mi ha contagiato: ogni sera si guarda “Un posto al sole”, alle 20:30 su Rai 3.
Con i serial TV si sviluppa una dipendenza: in famiglia lo è già stato per “Lie to me” con Tim Roth (alcuni episodi sono meglio di un film hollywoodiano), e “Falling Skies” prodotto da Steven Spielberg. Molti mi consigliano di provare “Lost” e garantiscono che non si smette più.
Un posto al sole è girato in economia, con attori spesso di scarsa preparazione. Ma alla fine, puntualmente, ci si ritrova a vedere come andrà a finire. Anzi, credo che “Un posto al sole” faccia un servizio pubblico, una vera e propria educazione sentimentale, quella che – come dice Umberto Galimberti – un tempo facevano i romanzi e oggi invece fa la televisione.
Ci sono tutti i casi: gli adolescenti in crisi che si ribellano e cercano un’identità, i loro amori fatti di passioni improvvise, disperazione, incertezze e trasgressione. Le famiglie separate che poi diventano allargate, ognuna con il nuovo marito, la nuova moglie, i nuovi figli (“i miei, i tuoi, i nostri” dice un’epressione popolare). Chi prende un farmaco per regolare la pressione dopo un infarto e ha problemi di erezione, i disordini alimentari dell’obeso che ha una madre tiranna e una fidanzata olistica. L’anziano che vorrebbe ricominciare con una donna più giovane perché la moglie si è ormai acquietata. Gli ex che vanno e vengono, rimangono una presenza ingombrante anche quando tutto è finito. Lo scontro padre-figlia, anzi il padre vero è un omosessuale, lui l’ha cresciuta ed educata ed ora è difficile stabilire i ruoli di ognuno. La camorra e la corruzione, gli appalti e l’imprenditoria nel sud Italia, la donna agé, ricca e bella che prima ha un amore saffico e poi frequenta un giovane muscoloso che arrotonda facendo il gigolò; quella che ad una certa età si ritrova sola perché dopo il divorzio non è riuscita a trovare una relazione stabile.
Ognuno ritrova se stesso, un parente stretto, un amico, il vicino di casa.
Quando un tema diventava d’attualità o di difficile risoluzione, gli antichi greci mettevano in scena una tragedia: è più importante la legge o la parentela? Si rappresenta Antigone. É più forte la natura o la tecnica? Tutti a vedere Prometeo.
A noi invece tocca “Un posto al sole”. Non sarà Euripide o Sofocle, però aiuta, soprattutto i più piccoli, a capire la società in trasformazione.