Un Alessandro Baricco senza sangue
Imbarazzante stroncare Baricco, dopo la sua scelta dell’esilio mediatico – ad eccezione di due ore di forum internet, in diretta con i lettori al lancio di ogni libro – si rischia di apparire critici frustrati dal diniego dell’artista, col tempo diventato anche lui un po’ “pitocco” come definì i finalisti del premio Strega nel 1993; perché ha uno zoccolo duro di lettori (lettrici?) pronti a difenderlo comunque; perché il suo glorioso passato di affabulatore televisivo – da “L’amore è un dardo” fino a “Totem” – è un punto di riferimento dei nostalgici di una televisione più creativa.
D’innegabile valore l’esordio “Castelli di rabbia” e poi “Oceano mare”, libri che recuperarono l’intreccio, la “storia”, dopo decenni asfittici di viaggi interiori e minimalismo che in alternativa offrivano solo il pulp. In entrambi l’ambientazione fantastica ma terribilmente verosimile e suggestiva, unita al potere evocativo della parola, misurata e distillata con cura, restituirono alla letteratura l’originaria capacità di distrazione e immaginazione.
Eppure ci sembra di percepire una parabola discendente, un’ispirazione stanca, esangue appunto, molto più convincente nella formula del racconto breve, dell’articolo giornalistico, ma annacquata nel romanzo che scollina scomposto con “Seta” e “City”. Forse una sperimentazione che aspira ad essere forzatamente originale, nonché un eccessivo tributo al linguaggio cinematografico (inizialmente riuscito, soprattutto nella trasposizione del monologo “Novecento”), hanno spinto Baricco a ripetere alcuni moduli, diventando così più prevedibile, meno emozionante, ma anche a sovrapporne troppi (in particolare in “City”) con il risultato di una maggiore confusione.
È più coinvolgente un suo articolo sulle semifinali della coppa Campioni che la lettura di “Senza sangue”, sempre un po’ troppo compiaciuto. Seppur sorretto da parole preziose e mai casuali, lo sguardo complice dello scrittore che imbraccia idealmente una macchina da presa fino a confondere narrativa e sceneggiatura (non a caso è diventato recentemente un fumetto), ha un sottofondo furbo e artificioso (già percepibile nella cura dell’impianto grafico del libro) che – nonostante il lieto fine – lascia insoddisfatti e fa della brevità del testo un limite.
Alessandro Baricco
“Senza sangue”
Rizzoli, pagg. 105, Euro 10,00