Severino: “La Filosofia nasce dalla meraviglia”

Bresciaoggi 13 settembre 2018

Tutto parte dal latino. Dall’uomo che vuole rompere il vinculum. Dalla tensione verso la libertà. Quella che Emanuele Severino ha scandagliato in ogni sua forma ieri sera, nello stracolmo Auditorium San Fedele di Palazzo-Io sull’Oglio, per l’apertura del filone tardo-estivo di Rinascimento Culturale, rassegna organizzata dall’omonima associazione e diretta da Alberto Albertini. Un viaggio progressivo e stratificato, nell’anno del sessantesimo di pubblicazione del caposaldo «La struttura originaria». Ragiona per contrapposizioni di contenuti, Severino. Su più livelli storico-tematici: il blocco capitalista democratico da un lato e quello ex comunista dall’altro, l’Islam e il resto del mondo religioso, la natura e il consumo del pianeta, delle energie non rinnovabili.

LA MINACCIA è vissuta come una limitazione di ciò che gli uomini vogliono essere – ragiona il filosofo bresciano -. Oggi è la tecnica a cercare di risolvere il problema della mancanza di sicurezza». Quella stessa tecnica che vie- ne ritenuta, però, una minaccia al desiderio umano di non avere vincoli. Alle distonie del linguaggio per indicare la libertà – tra il mondo greco-latino e quello germanico – segue una Dri- Con il filone tardo-estivo la rassegna onora il sessantesimo de «La struttura originaria» ma immagine della libertà. La metafora è il meccanismo di respirazione. «Implica una dilatazione del corpo, quindi un arretramento della posizione – spiega Severino -. L’uomo per vivere deve allontanare, infrangere la barriera identificata come la natura». Si torna al discorso sulla tecnica: «Non è un qualcosa di improvviso. Ha richiesto secoli di sperimentazione, può risolvere i maggiori problemi perché ha alle spalle questo percorso». E la filosofia? «Non mi stanco di dirlo, nasce dalla meraviglia. Ma intesa nel significato greco di thauma. Un angoscioso stupore sul divenire del mondo, sul trasformarsi delle cose in cui, da ultimo, c’è ad attendere la morte. La filosofia ha davanti questo problema: nascita, dolore, morte, appunto. Intende liberarsi da questi ultimi non affidandosi alla fede, sciogliendosi dal vincolo con un sapere che né uomini né dei possano smentire. È la seconda grande forma di liberazione».

IL VIAGGIO sulla libertà tocca anche lo stato. Tema capitale, e complesso. «Non deve essere ondeggiante: i rapporti giuridici non possono essere affidati alla precarietà degli eventi. Oggi assistiamo alla lotta tra chi rivendica la validità del diritto naturale rispetto ai passi avanti del diritto positivo, posto dall’uomo via via, nel corso delle situazioni storiche». Sino a un lascito conclusivo, preziosissimo «La crisi del nostro tempo è dettata dall’addio alla verità, ai grandi valori della tradizione. Il concetto di libertà è uno tra gli altri, vero. Ma regge il peso dell’Occidente. E quindi del pianeta». 

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