FuoriFestival nell’ambito della Rassegna Rinascimento Culturale 

Nicola Rocchi, Giornale di Brescia, 17 dicembre 2019

Un eretico controvoglia, che potrebbe aver molto da dire alle odierne Sardine

Il critico Filippo La Porta analizza la figura di Nicola Chiaromonte: presenterà il suo libro domani in città

Ha qualcosa da dire anche al movimento delle Sardine il pensiero di Nicola Chiaromonte (1905-1972), intellettuale lucano un po’ dimenticato,ma dalla vita ricca di incontri e riflessioni. Filippo La Porta, critico letterario e saggista, è certo della sua attualità e gli ha dedicato un libro, “Eretico controvoglia. Nicola Chiaromonte, una vita tra giustizia e libertà” (Bompiani, 144 pp., 11 euro). Lo presenterà a Brescia domani, mercoledì, alle 18.30, nel Palazzo Martinengo delle Palle, via San Martino della Battaglia 18, in città, invitato da Alberto Albertini per il primo di due incontri “Fuori- Festival” della rassegna Rinascimento Culturale. Con La Porta dialogherà lo storico Paolo Corsini. Antifascista nelle file di Giustizia e Libertà, Chiaromonte visse tra Parigi, New York e Roma. Fuamico di Camus, Moravia, Arendt, André Malraux, con il quale combatté in Spagna contro Franco. Scrisse saggi e articoli per riviste, e diresse conIgnazio Silone “Tempo presente”, “la migliore rivista di cultura del nostro paese”, secondo La Porta.

La Porta, cosa potrebbe insegnare Chiaromonte ai giovani d’oggi?

Era un intellettuale dal forte impegno politico e civile, ma inappartenente, mai organico ad alcun partito, e già in questo vedo una prossimità al movimento delle Sardine. La sua tradizione, quella di Giustizia e Libertà, privilegia l’autonomiadegli individui e dei piccoli gruppi, l’auto-organizzazione, forme di cooperazione… Una scuola straordinaria di educazione civica, in cui si formano cittadini consapevoli.

È per questa non appartenenza che lo definisce “eretico”?

Sì, il suo è un pensiero autonomo e indocile. Ma Chiaromonte è un eretico controvoglia, perché non è snob. Non ha l’ossessione di distinguersi dagli altri, tipica del nostro tempo. Gli piace, come lui stesso scrive, confondersi con la folla che va al cinema il sabato pomeriggio.

Anche la sua critica dell'”egomania” pare attuale…

In quello è stato un anticipatore. Già in pieno ’68 parla di “egomania”, denunciando la cultura del narcisismo del nostro tempo. L’individuo, che pure per lui era importante, diventa la misura di tutte le cose e si chiude in una gabbia. Si pensi all’ossessione del selfie, ultima conseguenza dell’egomania. Lui guarda con simpatia alla rivolta del ’68, ma la trova anche ambigua, perché condivide con il “nemico” di allora – la borghesia – l’ossessione dell’autorealizzazione, che mette in primo piano l’individuo, facendo sparire la comunità.

A questo tema si collega il suo richiamo al limite e alla misura?

L’umanità deve sapere che ci sono dei limiti, come ci mostra oggi l’ambientalismo. La civiltà moderna, invece, non si basa più sul senso del limite. Chiaromonte si rifà alla civiltà greca, dove questo sentimento era molto forte. Pensa inoltre che la realtà “si svolge con un ritmo che non dipende da noi”. Ognuno deve agire secondo coscienza, ma sapendo che non può plasmare la realtà. C’è nelle cose un fondo oscuro e imperscrutabile, che sfugge perfino ai potenti convinti di fare la storia.

Che importanza ebbe la rivista “Tempo presente”?

Uscì dal 1956 al ’68. Vi collaboravano firme illustri in Italia e all’estero, come Albert Camus, Raymond Aron, Hannah Arendt. Rappresentò un’area di terza forza, né democristiana né comunista, che svolgeva una critica radicale di tutti gli idoli sociali della modernità: il denaro, il successo, il potere, la fama.. Se la rileggiamo oggi, scopriamo che Chiaromonte ha avuto ragione su tutto: sull’Ungheria nel 1956, sulla rivoluzione cubana nel ’62, sulla rivoluzione culturale cinese, sul ’68… È così perché non sta dentro un partito di massa, ma pensa da solo: e, come diceva la Arendt, l’essere umano pensa davvero solo quando pensa da solo.

Allora sarebbe un eretico anche oggi? Sì, ma in contrapposizione a quale ideologia? Forse proprio quel sistema di valori o disvalori fondato sul culto del denaro e del successo che, più o meno silenziosamente, governa la nostra vita sociale.

L’appuntamento è a Palazzo Martinengo delle Palle in dialogo con lo storico Paolo Corsini. 


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