“Raise and fall” del glorioso midwest americano
Il Midwest americano è un luogo quasi letterario che per certi versi ricorda il nostro Nord Est: un’area ricca di distretti, in primis quello automotive che dal Michigan, sede delle tre grandi case automobilistiche, negli scorsi decenni ha alimentato aziende manifatturiere e subfornitori residenti negli stati limitrofi Illinois, Indiana, Wisconsin, Ohio.
Viaggiando oggi in questa regione si avverte un senso di resa e tristezza, anche se l’America è sempre stata ingannevole: spesso molto arretrata in alcuni settori, ad esempio quello meccanico, dietro una facciata scintillante è in realtà poco sviluppata. L’immagine più adeguata per spiegarlo è quella di molti stabilimenti: all’esterno prato inglese, spesso un laghetto artificiale, bandiere che sventolano sui pennoni, di fronte alla porta un blocco di marmo prezioso dove s’incide indirizzo e nome dell’azienda, stabilimenti grandi e solidi. Ma dentro i pavimenti sono sporchi e danneggiati, gli uffici essenziali, i macchinari obsoleti, revisionati più volte perché non si vuole sostituirli, e le varie attrezzature in Europa sarebbero state rottamate da anni.
Il quotidiano USA Today, l’unico trasversale a quelli numerosi locali che simboleggiano il carattere provinciale di questa nazione (e infatti lo trovi ogni mattina sotto la porta della camera d’albergo, ovunque tu sia), ha titoli forti: “Seconde carriere. Cambi drammatici di lavoro. Da tecnico nel settore automobilsitico a infermiere in rianimazione”. Oppure: “In questa recessione i maschi bianchi più anziani vedono sfumare il lavoro”. Il giornale locale, Milwaukee Journal Sentinel, scende più nel dettaglio: “La Chrysler chiude lo stabilimento di Kenosha”. Il sottotitolo cerca uno spiraglio: “Le istituzioni locali sperano che Fiat lo acquisti dopo la chiusura nel 2010”. Kenosha è una città non lontano da Milwaukee, nel Wisconsin. Il Wisconsin è uno degli stati più ricchi del Midwest, eletto solo pochi anni fa “lo stato migliore d’America dove crescere una famiglia”, con le sue prestigiose università, la criminalità al minimo, le numerose industrie, le città a misura d’uomo.
In America i posti di lavoro nell’industria sono calati da 17 a 12 milioni. A Milwaukee la disoccupazione resiste intorno all’8,1% a fine giugno, contro una media nazionale del 10,16%. ma Detroit, sede delle tre big dell’auto, è a quota 14%.
I Mall del Michigan, i grandi magazzini che ora caratterizzano anche l’Italia, sono semivuoti, i negozi all’interno espongono merce dall’estremo Oriente perché più economica.
I media e i politici giocano con il linguaggio, forse la retorica vuole nascondere la verità, suggerire maggior ottimismo: Obama infatti “vede l’inzio della fine della recessione”, oppure si scorgono ovunque i primi “green shoots”, i “germogli verdi”, altra espressione molto diffusa, insieme a “stimulus package”, il pacchetto di stimolo per aiutare i consumi e le aziende in difficoltà, termine che perfino i ristoranti mettono sulla porta, quando pubblicizzano l’offerta del pranzo a prezzo fisso.
Sulla highway che attraversa Milawaukee una grande insegna pubblicizza una storica concessionaria di auto. E’ un’altra immagine emblematica: alla scritta BUICK manca la lettera I. E’ danneggiata dall’incuria e forse dall’abbandono dopo il probabile ennesimo fallimento: si legge “BUCK”, cioè dollaro nel linguaggio colloquiale. Quello che continua a svalutarsi nei confronti dell’Euro, e purtroppo manca per sentirsi ancora il mitico e ricco Midwest industriale.