Perdere il lavoro a 50 anni nel nord est: c’è poco da ridere
L’ultimo romanzo di Massimo Lolli affronta temi particolarmente attuali: dopo una lunga carriera interna, dal basso fino al vertice, l’amministratore delegato di un’industria tessile viene liquidato dal figlio del fondatore e, seppur single e senza vincoli, alterna vari colloqui di lavoro senza riuscire a “ricollocarsi”.
Per un anno vaga tra dancing di provincia a rimorchiare donne sole e mature, si finge impiegato in un fondo private equity di Milano, non frequenta più la sua città nel timore si scopra che è stato licenziato.
I colloqui di lavoro sono la parodia del contemporaneo, mentre il termine abusato e anglosassone “outplacement” forse illude di fare meno male o di aumentare l’efficacia dell’azione delle agenzie specializzate, e chi interroga è più interessato a raccontare di sé che ascoltare.Il libro interseca in parte una questione critica che riguarda oggi tutte le aziende famigliari, divise tra il cambiamento, a volte drammatico, in una struttura manageriale e il passaggio per cooptazione, senza meriti e valutazioni, alla seconda o terza generazione dei proprietari. Ed è attuale anche perché dà voce ad una categoria spesso dimenticata: i manager che perdono il lavoro a cinquanta anni. L’età, l’esperienza e il curriculum prestigioso diventano paradossalmente deterrenti in un mercato che richiede flessibilità e salari contenuti, o dove le posizioni chiave sono appunto già occupate dai famigliari dei titolari.
Tra l’altro Lolli, che è anche l’autore del bel libro “Volevo solo dormirle addosso” poi diventato un film, è un manager della Marzotto e conosce molto bene gli scenari che racconta, da una provincia del Nord Est in trasformazione ad una Cina altrettanto mobile.
Spesso cade nel tranello tipico dei narratori maschi, quello di creare alter ego troppo virili e seducenti, o di combinare gli incontri e l’intreccio in modo ideale ma poco verosimile. Ma il risultato complessivo è divertente e leggero, nel senso più nobile del termine perché disinnesca i drammi e i problemi guardandoli da una prospettiva comica, viene voglia di dire “umana”.
Nonostante si ritrovi spesso in situazioni ridicole e desolanti, il protagonista sa essere ironico e determinato, trova una “contabilità”, un possibile superamento e riscatto in tutto quello che gli succede, e il lettore sorride delle sue disavventure grottesche o dei suoi fallimenti.
“Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio”
Massimo Lolli
Mondadori
18,00 Euro
Pagg 199