Passaggi di Henri Michaux
Adelphi pubblica “Passaggi”, del pittore e scrittore belga, poi naturalizzato francese, Henri Michaux. Una raccolta di riflessioni che attraversa vari generi e colma un vuoto, a quasi 30 anni dalla pubblicazione di “Brecce”, sempre per Adelphi: un’altra antologia personale composta dall’autore poco prima di morire su espressa richiesta dell’editore italiano. Michaux è uno scrittore e artista eclettico, accostato al surrealismo ma avverso ai generi, come del resto conferma lo stile dei suoi dipinti nonché dei suoi scritti: un po’ aforisma, apologo, saggio critico, nota biografica, narrazione e poesia. Ricorda ad esempio il nostro Alberto Savinio, in questo libro soprattutto il capolavoro dimenticato “Nuova enciclopedia”; oppure le folgorazioni filosofiche e sapienziali di Paul Valery, disperse nei frammenti dei “quaderni” e dei “pensieri cattivi”; o ancora Emil Cioran che infatti ammirava Michaux e di lui fece un ritratto-encomio nella raccolta “Esercizi di ammirazione”, parlando di “vertigine mediante l’approfondimento”. Una vita di lutti, esoterismo, gesti estremi, viaggi, mescalina, amicizie ilustri e formative, non poteva che regalarci riflessioni appunto vertiginose, che potebbero dare un po’ di sostanza ai post sempre più spenti e banali di Facebook: “Il no è un assassinio sublimato”, “L’amore è un’occupazione dello spazio”, “In un secolo più di venti persone non ci stanno. Di qui le grandi beghe per la fama”, “È di riposte che muore l’uomo”, “L’adulto ha venduto la vastità in cambio dell’orientamento”. Sono numerose le iluminazioni: sembrano “cadute” per caso sulla pagina, da una voce snob, ma il suo è un discorso solo apparentemente ironico e distaccato. Perché è proprio attraverso un occhio disincantato e deluso, quasi insofferente, ma insieme divertito e beffardo, che si riesce a cogliere il senso autentico della vita.
Passaggi
Henri Michaux
Adelphi, pagg. 194, Euro 14,00