Nella vecchia Inghilterra, dove i nipoti dei servi comprano le case del padrone del nonno
Si legge: “Se volete sapere come sarà l’Italia fra 3 anni andate a vivere in Grecia. Se volete sapere come sarà fra 10 anni andate a vivere in Albania”. Quando visito l’Inghilterra, che pur non riteniamo arretrata come Albania e Grecia, è anzi una nazione del G7, temo di vedere la prossima Italia. Così come l’America di dieci anni fa mi raccontava cosa saremmo diventati: il villaggio globale senza tradizione e storia locale, preda di catene di franchising, in centri commerciali tutti uguali, saturi di grassi e zuccheri, nella multisala a guardare il film commedia che esce contemporaneamente in tutto il mondo.
In Inghilterra stanno chiudendo centinaia di pub, omologo delle nostre trattorie e bar: la crisi ha colpito duramente il ceto più basso, la working class che faceva della birra e del pasto economico un appuntamento ricorrente. Disoccupazione al 7,8% (da noi è 11,7%). La benzina costa quasi 1,80 euro al litro nonostante il petrolio del mare del Nord.
Le case a schiera, le classiche terrace houses con le finestre bovinda, sono fatiscenti. Le persone anziane, vestite in modo molto essenziale, trascinano il carrello di una spesa misera perché i prezzi degli alimenti sono alti. Non c’è più la bottega sotto casa: le grandi catene decidono cosa vendere e a quali prezzi.
Il manifatturiero, la famosa industria pesante che ha fatto la rivoluzione nell’Ottocento, è scomparsa: le poche aziende sopravvissute alla crisi limitano investimenti, pulizia e manutenzione al minimo. Just enough: si interviene quanto basta, soltanto in caso di emergenza, come del resto fanno i Comuni italiani. Privilegiati i fornitori che concedono finanziamenti a lungo termine e senza anticipo all’ordine: cioè i cinesi, aggressivi pur di conquistare il mercato europeo.
Sta facendo bene lo stabilimento che produce le auto Mini, a Oxford, proprietà dei tedeschi di BMW, ma soprattutto Jaguar e Land Rover, degli indiani di Tata, con l’export in Cina (80% di aumento nel 2012), e in America. Così, dato il legame di India e Inghilterra dai tempi del colonialismo, il nipote del “servo”, nel frattempo affrancatosi, acquista la casa e la limousine del vecchio “padrone” di suo nonno. Il primo ministro Cameron è stato in India a cercare alleanze, anche perché preoccupa il numero sempre minore di studenti che scelgono di laurearsi in Inghilterra: pure la formazione, linguistica e universitaria, un altro grande e storico business inglese, è in crisi.