Lo sfogo dell’imprenditore bastonato e senza speranza. E Chiasso è in agguato
Un imprenditore di lungo corso, con un passato di dirigente in banca, mi sintetizza la situazione industriale italiana con il linguaggio concreto e subito comprensibile dei bresciani: “l’imprenditore è bastonato da tutti, e ormai i buoi sono fuori dalla stalla”.
L’imprenditore è bastonato in primis dal fisco, più di 60%, e subito dopo dal costo del lavoro, e dunque impossibilitato ad assumere. Perché il processo è inverso: prima bisogna favorire l’impresa e poi si creeranno posti di lavoro. Nonché è bastonato dai sindacati che non sono quasi mai collaborativi ma troppo spesso contro a prescindere, dal costo dell’energia, dalla burocrazia, dai prodotti a basso prezzo realizzati dai Paesi emergenti.
E dal punto di vista morale è bastonato anche dall’opinione pubblica perché è visto come un evasore, uno sfruttatore.
Oggi, continua l’imprenditore nel suo sfogo, se nei politici italiani non ci sarà una svolta epocale, che ritengo impossibile visti gli attuali partiti e i loro rappresentanti, l’industria italiana è destinata a morire in poco tempo. E l’inversione non è certo quella determinata dai vari Fornero, Saccomanni o Letta.
Negli ultimi anni il 40% delle aziende è già morto. Sta scomparendo l’industria, insieme all’agricoltura – anche quella agonizzante – uno dei capisaldi dell’economia italiana. Tutto il resto, professionisti, commercianti, imprese di servizi, artisti, professori, medici, politici, sono una conseguenza di questi due grandi settori, e dunque destinati a morire presto anche loro.
La ripartizione dell’utile dovrebbero essere per tre: 1/3 per pagare l’azionariato, 1/3 da reinvestire nell’azienda, e 1/3 da dividere con i dipendenti. In realtà va tutto allo Stato: la recente analisi del comparto siderurgico italiano, presentata recentemente da Siderweb, ha evidenziato che per i produttori italiani di acciaio, a fronte di un fatturato globale di 25 miliardi di euro, il ROI si limita a meno del 4%. A queste condizioni l’imprenditore non è più disposto a continuare. Troppo tardi ormai per recuperare. Forse si potrebbe al massimo ricominciare altrove.
Da decenni i politici, puntuali, ad ogni missione all’estero ripetono: “Venite in Italia dove ora troverete le condizioni ideali per produrre”. Un appello ridicolo. Chiasso e il Canton Ticino intanto presentano con un tour in Italia il distretto industriale svizzero: invitano i nostri imprenditori a trasferirsi là, usufruendo di agevolazioni e incentivi. E così sta facendo l’altrettanto vicina Austria.
(Nella foto un’immagine di Ugo Pierri)
Pubblicato sul Giornale di Brescia di Domenica 10 Novembre 2013. Pagina 47, Rubrica “Lettera dall’industria”.