Le parole povere del deboscio
Dopo il Calepino e il Castiglioni Mariotti per il latino, dopo l’Argan per la storia dell’arte e il Cambridge per l’inglese, c’è un nuovo testo di riferimento da raccomandare alle scuole (anche di scrittura) e in genere a chiunque scriva o comunichi: il deboscio (anche un blog www.ildeboscio.com). Nessun nome poteva essere più adatto alle “parole povere”, un elenco di frasi fatte, scontate ed inutili che infarciscono qualsiasi colloquio e purtroppo hanno contagiato anche i media. “Scagli la prima pietra” (si perdoni l’ennesimo luogo comune, “cadere in tentazione” è infatti un virus terribile e contagioso) chi non ha usato una delle espressioni riportate sul libretto nero. Il rischio è quello di ritrovarsi nel profilo della persona “povera” delineato con implacabile lucidità nell’introduzione. Cioè colui che vive nella provincia dell’esistenza, senza creatività ed idee, ammaliato da stereotipi, oggetti e giudizi costruiti da chi vuole farlo consumare, e che fa subito suoi, anche se sono esteticamente brutti, ovvi e mediocri. Un “pupazzetto” lo chiamano i quattro autori, che “crede al plusvalore delle nozioni perché non può permettersi quello delle merci e viceversa”. E ricordando le lezioni di Giuseppe Pontiggia contro l’iper eccitazione del linguaggio contemporaneo, nonché il celebre dizionario di Flaubert, non dovremmo mai separarci da questo suo pronipote moderno, piccolo nel formato ma maestoso negli intenti. E mentre “ci sciacquiamo la bocca mangiando un insalata” aggiungere nelle pagine bianche finali l’insulso florilegio di banalità che ascoltiamo quotidianamente.
Parole povere
Il deboscio
Breviario della banalità moderna
Biblioteca umoristica Mondadori
Euro 9,00 – pagg. 172