Le donne del lago d’Iseo

Fin dalla fondazione focalizzata alla conoscenza e tutela del territorio, delle radici, soprattutto dell’antropologia culturale di una “brescianità” perduta, forse rinnegata, Grafo vanta tutte pubblicazioni eccellenti: una veste grafica ricercata ma pulita evidenzia una cura scrupolosa nella ricerca bibliografica, dei documenti e delle fonti, mentre le approfondite analisi storiche, letterarie e artistiche si completano in immagini di archivi inesauribili e ogni volta sorprendenti.

L’ultimo libro dà voce a donne che sembrano preistoriche e invece furono le nostre nonne: operaie di retifici, filande, feltrifici sul lago d’Iseo, opifici di archeologia industriale, perché trasferiti altrove, o superati dalla storia e dal progresso industriale, o marginali e minuscoli, dedicati oggi a mercati di nicchia.

Con loro è scomparso anche un modello di famiglia che giudichiamo terribile, tanto quanto giudicherà il nostro chi ci leggerà tra cento anni.

Attraverso le professioni del tempo e la loro evoluzione, Rosarita Colosio, originaria di Monteisola, ricostruisce con estrema chiarezza le trasformazioni demografiche e sociali, il contesto economico, i metodi, i regolamenti e i luoghi delle varie produzioni di feltri, tessuti e reti, ma anche del commercio e della pesca.

Molti figli, tanta fame e povertà, rapporti terribili con gli imprenditori e le sorveglianti, sole perché i mariti lavorano lontano, anche all’estero: le donne del lago d’Iseo avevano tutte lavori massacranti e senza tutela, trasmessi geneticamente attraverso le generazioni, diventati parte dominante della loro vita, senza scampo, senza scelta. Stupisce che nemmeno nel ricordo e nelle considerazioni postume ci sia un rigurgito di amarezza, di ribellione e di rabbia.

Solo alcune figure outsider, come la contrabbandiera, la barcaiola o la venditrice di pesce, piccole imprenditrici ante litteram, sembrano più disincantate e ciniche.

E in mezzo a libretti di lavoro, buste paga, carte intestate e documenti, proprio le numerose interviste riprodotte fedelmente diventano romanzi brevi, scorci di letteratura dentro un saggio, come Monteisola che s’incastra nel lago, chiede spazio e attenzione, ricorda gli antichi sconvolgimenti del paesaggio.

E l’immagine della barcaiola che in mezzo alla “Sarneghera” si lega alla sua barca, perché i parenti avrebbero almeno recuperato il corpo; o quella delle operaie che sabato sera, di ritorno dalla settimana lavorativa alla filanda, stese sul fondo della barca per paura di cadere e annegare, nella nebbia notturna sentono le grida e i pianti dei parenti che dal pontile cercano invano di orientare il nocchiero confuso, ci colpiscono e insegnano più di tanti libri di storia.

Rosarita Colosio
Le donne del lago (1880-1960)
Grafo, pagg. 206, Euro 15,00

25 Aprile 2011


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