La Stria di Gigi Simeoni: non chiamatelo fumetto. Cinema, narrazione e uno stile distintivo per una “realtà aumentata”
Il 9 giugno è uscito nelle edicole di tutta Italia il nuovo romanzo a fumetti di Gigi Simeoni, “Stria”, edito da Sergio Bonelli Editore.
La graphic novel arriva a quasi quattro anni di distanza dalla precedente opera “Gli occhi e il buio”.
“Stria”, nel dialetto delle valli lombarde dove è ambientato, significa “strega”: un titolo ideale per una vicenda cupa, scandita per oltre trecento tavole da un tratto in bianco e nero netto e graffiante.
Il libro è un omaggio all’infanzia senza scadere nella deformazione positiva che ne fa il ricordo, quella rivalutazione postuma che omette il lato oscuro di qualsiasi bambino.
I paesaggi con veduta a volo di uccello, come le cartine di Leonardo da Vinci, le montagne e i boschi delle valli bresciane, sono una cornice ideale per raccontare i primi amori e le prime amicizie, le avventure e le scoperte di escursioni che ci paiono semplici appunto solo a posteriori, mentre allora davano un senso di assoluto e onnipotenza.
Nonché ci restituisce l’intensità di passioni come solo da bambini siamo stati capaci di provare: umiliazioni, sfide, sentimenti, infatuazioni e delusioni che si tatuano a vita nella nostra mente, spesso condizionandoci senza rimedio.
Fabio, fotoreporter di guerra, e Chiara, una hostess a rischio licenziamento per ristrutturazione, si incontrano per caso dopo trent’anni. Ricordano appena di aver condiviso le vacanze estive della loro infanzia, poi tragicamente interrotte da un evento che solo la mamma di Fabio potrà aiutarli a ricostruire, e solo una seduta di ipnosi regressiva a capire.
Soprattutto Chiara è ossessionata da incubi, attacchi di panico, allucinazioni talmente vivide da portarla alla follia. Dopo decenni di oblio è tempo di guardare in faccia la “stria”, la strega che aveva inghiottito Alfredo, il compagno di giochi di Fabio e Chiara, nella “pocia negra”, nell’antro dove secoli prima i Romani gettavano gli schiavi ribelli, ai “Piani di Vaghezza”: località che hanno già nel nome l’indefinito e il mistero tipico delle valli isolate.
Simeoni continua il suo percorso di scrittore visivo perché unisce la qualità di narratore e sceneggiatore allo stile distintivo già apprezzato nella precedente graphic novel “Gli occhi e il buio”: un bianco e nero che sa caricarsi di dettagli e sfumature che riempiono la tavola di sovra significati, stratificano le letture permettendo a tutte le successive ulteriori scoperte.
Simeoni fa uno studio dell’ombra, della luce e dell’inquadratura come nel miglior cinema, e come raramente si vede altrove, perché oggi (in tutta l’arte figurativa) si preferiscono tratti più semplici e immediatamente decifrabili, accenni di dettagli che riempirà l’immaginazione di chi guarda. Ma è spesso una scorciatoia, una resa, una rinuncia che rivendicando un minimalismo moderno sottrae e perde: la nostra immaginazione è infatti sempre spuria, è come il ricordo che medica ed ignora.
Simeoni ci offre una “realtà aumentata” non solo nel disegno, ma anche nella storia: perché la stria siamo noi che ospitiamo il cielo e l’inferno, perché avevano ragione le nostre nonne quando ci insegnavano ad avere paura dei vivi, non dei morti. Perché dobbiamo assumerci le nostre responsabilità smascherando lo stratagemma narcisistico di addebitare agli altri, alla strega e al lupo i nostri errori, i nostri limiti, le nostre colpe.
STRIA
Gigi Simeoni
Sergio Bonelli Editore
320 pagg.
Euro 9.00