Il residence delle ombre cinesi: l’ultimo, grande Giuseppe Pontiggia
Certamente anche Pontiggia, come Cioran, sognava un mondo dove si muore per una virgola. E in qualsiasi testo, indifferentemente dalla destinazione e dalla diffusione, metteva l’agonismo, la passione e l’intelligenza di un guerriero mitologico, come se ogni volta fosse stata l’ultima sfida, la battaglia per la vita ma con una delicatezza e affabilità che rendevano spontanee e naturali pagine “pesanti” sempre ricche di filosofia, ironia e acuta saggezza.
Era un exemplum perché classico mentre era in vita, dall’etica e intelligenza straordinarie. Negli ultimi mesi moltissimi lo hanno rimpianto e ricordato in numerosi convegni ed incontri.
Il libro appena pubblicato da Mondadori a cura di Antonio Franchini, raccoglie alcuni scritti, prefazioni, brevi racconti e saggi, pubblicati in articoli sparsi, oppure in edizioni minori e a tiratura limitata. Ma anche alcune pagine inedite, forse davvero le ultime, l’incipit del saggio sul linguaggio autoritario al quale stava lavorando da ben venticinque anni e che annunciava ad ogni intervista. E un discorso critico dello stesso Franchini, riguardo l’eclettico e rigoroso metodo di lavoro dello scrittore.
Sono letture che andrebbero differite per allungare il più possibile il piacere della scoperta: seppur non nuovi molti testi erano infatti esclusiva delle ricerche d’archivio. E perché nel tempo la scrittura di Pontiggia conserva immutata la cifra profetica e l’attualità delle analisi: è una scrittura che ferma ciò che osserva – sia che si tratti di un ricordo d’infanzia o di un artista rinascimentale – in un’istantanea che diventerà eterna, mentre la consueta – ma non per questo meno coraggiosa – auto ironia dell’autore scopre in sé stesso ciò che lo accomuna agli altri. E improvvisamente tutto diventa come il suo sorriso: più chiaro e luminoso, più genuino e vero.
Giuseppe Pontiggia
Il residence delle ombre cinesi
Mondadori, Euro 17,00 – Pagg. 305