De senectute di Norberto Bobbio
Accompagnato da altri scritti biografici, relazioni, discorsi e lectio magistralis tenute durante il conferimento delle lauree ad honorem, esce in una nuova edizione il saggio “De senectute” di Norberto Bobbio, con alcune pagine inedite scritte due anni dopo la prima edizione, forse perché l’inaspettato prolungarsi della sua vita l’aveva sollecitato ad aggiungere nuove riflessioni.
Lucido e posato, a tratti e a ragione amaro e pessimista, conscio di aver poco tempo e dunque molto attento al numero delle parole ed al loro peso, Bobbio scrive un contributo anomalo e straordinariamente profondo, ricco di molte considerazioni intense sulla vecchiaia, insieme anche il bilancio di una vita, la ricostruzione di un’identità attraverso il ricordo in una forma vicina al dialogo, o meglio al diario come premette lo stesso filosofo nell’incipit, quel diario che si pente di non aver tenuto perché gli avrebbe dato “una grande delizia”.
Sembra di ascoltare un saggio, un’auctoritas classica, come quelle che anche lui cita ogni tanto e che non hanno più voce, confuse nel cumulo dei messaggi contemporanei che rendono obsoleto e inutile quanto pronunciato appena ieri.
E’ giusto anche ricordare che in Italia comandano i vecchi, che spesso i giovani non hanno spazio e allora, forse più che in ogni altra nazione del mondo, tentano avventure imprenditoriali individuali. Ma la lettura di questo libro farebbe bene ad entrambe le generazioni, per stemperare certi delirii di onnipotenza, o ridimensionare le velleità di un futuro che sembra eterno.
Perché, in un tempo che persegue la giovinezza eterna, è ancora più valida la massima di Trotsky: “La vecchiaia è la più inaspettata delle cose che possono accadere ad un uomo”.
Norberto Bobbio
De senectute
Einaudi, pagg. 200, Euro 10,50