La persecuzione del rigorista di Luca Ricci
La cattiveria ha spesso una natura banale, una motivazione ridicola che la rende ancora più insopportabile e assurda per chi la subisce, ma ordinaria e giustificata per chi la esercita.
Il romanzo d’esordio del pisano Luca Ricci, dopo la pregevole raccolta di racconti “L’amore e altre forme d’odio” che vinse il premio Chiara nel 2006, è un’ottima prova, ammirevole per l’essenzialità della scrittura, la lucidità nella declinazione di un personaggio cinico e sordido ma che non si rivela tale se non nel complesso, quasi alla fine, perché l’occultamento di chi scrive e l’adesione della scrittura al protagonista è tale da rendere tutto normale, apparentemente scontato.
Le ragioni del suo comportamento sono oscure perché appunto troppo meschine per sembrare plausibili, e la sua freddezza è alla lunga imbarazzante tanto è spudorata, tanto è svuotata di ogni emozione e sentimento.Un prete ex calciatore viene mandato in un paese sperduto sull’Appennino, forse per scontare una punizione, seppur probabilmente necessaria per una prossima e prestigiosa promozione. Un prelato d’eccellenza rimane nell’ombra, in un epistolario breve quanto denso di significati.
L’unica distrazione in una vita sempre uguale, lontano da tutto, è la squadra di calcio locale dove un rozzo contadino non sbaglia mai un rigore, e quel gesto inspiegabilmente sempre impeccabile – nonostante sia carico di responsabilità e di tensione simbolica – diventa per il giovane prete un’origine primitiva dove non esisteva errore e dunque peccato, una dimensione atavica che anziché riscattarlo e suggerirgli una redenzione deve essere sporcata, riportata alle logiche volgari più terrene e perverse.
Manovrando gli abitanti chiave del paese, fantocci nelle sue mani esperte, riesce ad occultare un delitto e a “circondare” il rigorista che ormai è diventato un’ossessione, l’unica persecuzione di un malvagio indifferente, seppur non solitario: sono infatti numerosi i suoi complici perché “è difficile tenere testa alle proprie bassezze”.
Ma la chiamata ad un altro incarico lo distrae, forse in tempo, per non compiere l’ultimo dei crimini, tanto simbolico da essere il più efferato, mentre l’ultima frase del libro è una chiusura magistrale che risolve con altrettanta forza metaforica tutto quanto l’ha preceduta.
Luca Ricci
La persecuzione del rigorista
Einaudi
Pagg. 110
Euro 10,00