Carnevale e il costume di Zorro
In Germania e in Austria nei giorni di Carnevale molte aziende sono chiuse. In Italia invece il Carnevale non è più una festa sentita. Oggi al massimo interessa i bambini fino ai 10 anni: li vedi festanti in maschera, lanciare coriandoli e stelle filanti, accompagnati dai genitori alle feste dei centri commerciali, negli asili, in qualche oratorio.
Non molti anni fa il giorno di Carnevale era temuto: ragazzi con manganelli imbottiti di carta bagnata, uova marce, crema depilatoria sui capelli, schiuma. Le leggende dicevano che qualcuno lanciava anche “arance con dentro lamette”. Nei primi anni Ottanta, quel giorno alcune scuole erano sotto assedio. Nell’antichità era una festa fondamentale: sovvertiva per un giorno le regole, e toglieva pressione al popolo che durante l’anno subiva un’autorità rigida, all’interno di classi sociali poco mobili. Oggi però la trasgressione è quotidiana, per un parcheggio conteso si può ricevere un manganello di ferro sulla testa, e il travestimento è la normalità. Ognuno si veste, trucca, tatua come preferisce e certi accessori o capi di abbigliamento sono ormai unisex, trasversali. A me però manca tanto la spada di plastica con la punta arrotondata, la maschera e il cappello nero di Zorro. Non l’ho vista nemmeno tra i bambini che, nel frattempo, hanno giustamente cambiato gli eroi di riferimento.