Brescia: cash cow fin dai tempi di Cesare Augusto
C’è un’azienda che ha investito sei milioni di euro negli ultimi due anni, che aumenta il fatturato del 70% ogni anno con soli 25 dipendenti, che sottrae lavoro alla Malesia per portarlo a Concesio (BS), oppure fornisce i grandi distributori cinesi in Italia perché ha prezzi più competitivi degli omologhi in Estremo Oriente. Il suo settore? Biomedicale? Nanotecnologie? No. Sacchetti per l’immondizia.
Vicino al lago di Garda c’è una carpenteria che lavora senza sosta: sta costruendo centinaia di tori meccanici per l’intrattenimento degli spagnoli. In Franciacorta, partendo da un semplice e “maturo” bottone, qualcuno ha declinato la madreperla nelle più svariate applicazioni: con un fatturato di quasi 45 milioni di euro coniuga lusso e sostenibilità.
La pagina economica del Giornale di Brescia è spesso un manuale di “best practices”, una raccolta di casi di successo che il mondo ci invidia. Ma non esistono casi modello ai quali ispirarsi per operazioni analoghe. Possiamo raccontarli solo a posteriori e non sono replicabili. Inutile dunque suggerire il prodotto o il settore, dare per morti certi processi o tipologie di manifattura tradizionale, invitare a puntare sul virtuale, i nuovi materiali e il microscopico anziché sul metallo pesante e la plastica. Imprenditoria è anche kairos, il tempo giusto e opportuno, spesso indipendente dai nostri progetti. Oppure l’imprenditoria è capacità di resistere, trovare altre opportunità per ciò che si conosce meglio, anche quando sembra assediato o addirittura finito. O ancora è intuito visionario e temerario, di colui che osa nonostante tutto. Abbiamo tesori locali che andrebbero tutelati, come certi monumenti e paesaggi. Invece si vive in una nazione che sembra dissuadere l’iniziativa privata. La burocrazia costa alla piccole e medie imprese 11,5 miliardi all’anno: è solo uno dei titoli più recenti. Infatti, accanto agli articoli che raccontano chi cresce e guadagna, leggiamo numerose brutte notizie per le imprese. Sempre più sole nella lotta quotidiana, si sentono “cash cows”: le mucche da mungere delle matrici americane di consulenza strategica. Durante le fiere si presentano puntualmente agli stand i rappresentanti di una “development agency”, le agenzie governative di sviluppo economico di varie regioni straniere (in Austria, Francia, Inghilterra, Croazia e Slovenia). Offrono agevolazioni, regimi fiscali attraenti, terreni a prezzo speciale, accessibilità, servizi, assistenza completa. Nonostante le condizioni allettanti, è molto difficile che un bresciano emigri all’estero con tutta l’azienda e i dipendenti. Al massimo penserà ad un ufficio di rappresentanza conservando, per fortuna aggiungiamo, la casa madre nella nostra provincia. Intanto cosa sta facendo il nostro paese per permettergli di rimanere e continuare? L’Inghilterra capisce in ritardo e in modo drammatico quanto sia costato rinunciare solo alcuni anni fa al manifatturiero. Ora si parla di “rebalance the UK economy”, ribilanciare l’economia britannica, ma forse è troppo tardi. Nonostante tutto noi resistiamo, perché la nostra genetica è la stessa che ci fece guadagnare la menzione speciale di “Colonia Augusta Civitas” dell’Impero Romano. Purché, come allora, i favori siano reciproci.