È la crisi italiani!
Siamo assediati dalle notizie sulla crisi. È l’argomento di conversazione più diffuso, provoca depressione, pessimismo, un circolo vizioso negativo. Eppure basterebbe oltrepassare le Alpi per sentirsi Marcovaldo in città: ammaliati e sospresi in un mondo che non assomiglia al nostro. Una signora anziana bresciana visita Monaco e si stupisce di vedere nei negozi così tante persone (anche della sua età), e una vitalità nelle strade che sembra quella dei giorni di festa. 13 anni fa un emigrante brasiliano ha sposato una bresciana trasferendosi nella nostra città, e lasciato un lavoro da carton gessista perché il suo Paese non ne aveva bisogno. Installa tende ma ora ha deciso di tornare in Brasile perché qui non riesce a ricavare uno stipendio decoroso, mentre là oggi potrebbe recuperare le sue apprezzate competenze di carton gessista e guadagnare molto di più. Un produttore bresciano di calze deve spedire il proprio campionario in Messico: chiede una lettera di credito anticipata e si sente rispondere che l’italiano è lui, dunque è il messicano che dovrebbe aver paura di non ricevere la merce, non l’italiano di non essere pagato.
Nel mese di giugno le vendite di auto in Italia hanno avuto una flessione del 24,42%, un dato che porta l’intero comparto ai livelli del 1979: l’anno in cui il terrorismo raggiunse il culmine e la piccola media impresa italiana sembrava destinata a sparire. Nel frattempo ZF, l’azienda tedesca leader mondiale nella produzione di scatole cambio, sta dando lavoro alle fonderie di mezza Europa: 72.000 dipendenti, nel 2011 ha investito 1 miliardo di euro e segnato il record di fatturato a 15,5 miliardi di euro. Il nuovo cambio a 9 velocità per camion ha vinto il premio “Innovazione dell’anno 2012” nel settore automotive. Lo stabilimento di Volkswagen a Baunatal, vicino a Kassel, deve assumere 1.500 persone perché la produzione di scatole cambio ha raggiunto livelli record come nemmeno nel 2008, il periodo pre crisi mondiale. Incontro un ricercatore del Politecnico di Milano: laurea alla Bocconi, dottorato in Ingegneria Gestionale in Belgio e poi in Inghilterra, un Master in Economics, pubblicazioni su varie riviste internazionali. Per ora ha un contratto a tempo determinato di 3 anni, poi si vedrà. Nel frattempo dovrà rinunciare anche al ticket pasto di 5,62 euro (di cui 1,87 a suo carico), uno dei tanti tagli. Anzi, si chiama spending review: in inglese forse ci illude di fare meno male.